







Allevamento Amat. "MARSORUM"
per la selezione del PASTORE M.ABRUZZESE








IL CANE PASTORE ABRUZZESE
PERCHE' ABRUZZESE PERCHE' BIANCO!?
Essendo nato in Abruzzo,posso affermare senza ombra di dubbio che
il cane PASTORE ABRUZZESE appartiene alla nostra regione: l'Abruzzo.
Questa è una razza antica, discendente da ceppi di cani euroasiatici
con millenni di storia alle spalle. Opinioni di vario genere si sono espresse
riguardo le sue origini:"E' arrivato in Europa a seguito dei colonizzatori tartari?
Dei Fenici? Dei colonizzatori greci del Mediterraneo?
O dei romani al ritorno dalle spedizioni in Asia?".
Di sicuro fa parte di un insieme di tante altre razze che appartengono al ceppo
dei GRANDI CANI BIANCHI i quali hanno in comune determinate caratteristiche:
LA GROSSA MOLE, IL PELO BIANCO CANDIDO, IL CARATTERE SCHIVO E
RUSTICO e la proprensione per la GUARDIA ALLE GREGGI.
Tra queste razze troviamo il KOMMODOR e il KUVASZ in Ungheria,
il TATRA in Polonia, il MASTINO DEI PIRENEI in Spagna,
il PASTORE DI MOSCA in Russia, il MONTAGNA DEI PIRENEI in Francia ed ancora
altri meno consociuti.
Con molta probabilità questi grandi cani bianchi arrivarono fino a noi dall' Asia
(Tibet) al seguito di pastori nomadi che man mano si stabilirono nelle regioni che offrivano loro la possibilità di più terre da pascolare per i propri ovini.
Con il passare degli anni le diverse situazioni ambientali e climatiche hanno fatto si che queste razze si differenziassero tra di loro facendo così acquisire ad ognuna di esse particolari caratteristiche morfologiche e psichiche,generando così esemplari con attitudini e peculiarità uniche (come l'attaccamento alla pecora proprio solo dei Pastori abruzzesi).
Il nostro cane ,quindi, presenta un manto completamente bianco costituito da pelo folto, ruvido e lungo.E' protetto da un abbondante sottopelo lanoso che sembra sia costituito proprio da quel candido tessuto.Il Pastore abruzzese vanta una CORPORATURA ROBUSTA E POSSENTE, ma allo stesso tempo è AGILE E SCATTANTE. Essendo un vigile guardiano per natura, senza avere il bisogno di essere addestrato, risulta schivo verso l'uomo che non conosce al fine di difendere il proprio territorio,le proprie greggi e il proprio padrone.
Notizie scritte riguardanti questa splendida razza ci giungono già da Columella, scrittore romano di agricoltura (I sec d.C.), il quale in uno dei suoi testi ci presenta il cane come protettore degli armenti e difensore degli stessi dagli attacchi di lupi ed orsi. Lo scrittore indica che questo particolare "soldato" doveva avere necessariamente un manto bianco così da essere distinto durante i combattimenti notturni contro i pericolosi lupi.La sua candida cromatura serviva per facilitare l' intervento del pastore il quale poteva riconoscerlo tra le fiere e intervenire sul bersaglio giusto.
Da queste prime descrizioni risalenti a 2000 anni fa nulla è cambiato del nostro cane, ed è questo che lo differenzia dalle altre razze le quali ,al contrario, sono state manipolate durante gli anni a proprio piacimento dall'uomo al fine di soddisfare alcune mode e tendenze (per esempio come è stato fatto con l'Husky e il Pitt Bull ).
Originario del Tibet ,quindi, il cane Pastore abruzzese si è diffuso in Italia stabilendosi nell'Appennino centrale, scegliendo come patria adottiva proprio l'Abruzzo, terra di genti con un'economia agro-silvo-pastorale molto sviluppata, ricca di monti dove vive il lupo ,suo antagonista naturale,che grazie ai suoi attaccchi alle greggi ha permesso di mantenere vive quelle che sono le attitudini psicofisice di questo cane,in particolare,appunto, l'attaccamento alla pecora. Attitudine scritta nel suo DNA oggi come allora.
IL DOPPIO NOME
Vi è un'intensa diatriba riguardante la patria podestà di questa razza.
La testimonianza che essa appartenga all'Abruzzo è il censimento sul numero di cani Pastore abruzzese presenti in Italia fatto fare dal circolo del Pastore maremmano-abruzzese nel 1973 e indetto dal Corpo Forestale dello Stato.Furono censiti 2886 soggetti di cui 1040 in Abruzzo,530 in Lazio,283 in Molise, 217 in Lucania, 211 in Umbria ,171 in Puglia,169 in Campania,164 nelle Marche,55 in Calabria,e 46 in Toscana.
Sicuramente si parla di dati sottostimati, ma ci mostrano perfettamente il quadro della situazione contemporanea del numero di esemplari presenti così da poter collocare giustamente in Abruzzo la patria attuale del cane.
Purtroppo la denominazione ufficiale della razza è "CANE PASTORE MAREMMANO-ABRUZZESE",
datata nel 1958 quando l'E.N.C.I. (Ente Cinofilia Italiana) incaricò il prof. Solaro di redigere lo standard ufficiale della razza e che è ancor oggi in vigore.
Inizialmente le fu dato il nome di Pastore maremmano grazie ad un gesto poco lecito fatto ad hoc da parte di antiche famiglie terriere di Toscana,i Corsini di Firenze e i Chigi Saracini di Siena, le quali possedevano vaste tenute in Maremma dove svernavano numerosissime le greggi transumanti che arrivavano li attraverso i tratturi partenti dall'Abruzzo. Le greggi erano appunto sorvegliate da questi cani bianchi.
Si trattava di cani non iscritti in alcun albo genealogico, ma che avevano subìto una MILLENARIA SELEZIONE MORFOFUNZIONALE dagli stessi pastori degli Abruzzi i quali spesso non lesinavano di eliminare fisicamente qualche soggetto che non rispondeva in tutto alle esigenze del lavoro che questi animali dovevano andare a svolgere.
Trovandosi così tra le mani un animale di questo genere, prezioso per il lavoro pastorale, i toscani pensarono bene di iscriverlo ufficialmente presso l'ENCI attribuendogli il nome di
Pastore maremmano in barba ai padri abruzzesi i quali ,solo poco dopo, si accorsero del misfatto.
Iniziarono quindi lotte riguardo la potestà della razza e dopo tanta fatica e attraverso vari ricorsi quest'utlimi ottennero un accordo grazie al quale la razza ufficiale prese il nome di
" PASTORE MAREMMANO-ABRUZZESE" in modo da accontentare,anche se ingiustamente,entrambe le regioni.
Questa che vi scrivo è la vera storia di come andarono i fatti e di come i toscani si impossessarono del nome.
Data l'ufficialità occorreva quindi uno standard.
In realtà già nel 1924 venne redatto dal dott. Solaro e dal dott.Groppi il primo standard del
PASTORE MAREMMANO DETTO ANCHE ABRUZZESE (vedi standard n.1).
Purtroppo il nostro cane dalla cinofilia ufficiale veniva chiamato quasi esclusivamente Maremmano in quanto al Kennel Club italiano (poi diventato E.N.C.I.) erano iscritti tra il 1898 e il 1899 circa 8 soggetti di RAZZA MAREMMANA,iscritti quindi prima del riconoscimento del nome "abruzzese".
Poi nel 1938 il dott.Solaro,in base a ricerche e documenti propri,inizia a descrivere caratteristiche diverse tra il TIPO MAREMMANO e il TIPO ABRUZZESE.
Così inizia la confusione tra razza e varietà .
A ingarbugliare ancor più la trama contribuì anche l'Abruzzo.
Infatti nel 1950 nasce a l'Aquila IL CIRCOLO DEL PASTORE ABRUZZESE. Fondatore del circolo fu il Prof.PISCHEDDA, il quale distingueva due razze differenti: il Maremmano e l'Abruzzese.
Di conseguenza venne steso un nuovo standard (vedi standard n.2) il quale definiva le differenze tra i due tipi.
Pischedda li descriveva così:
- il pastore Abruzzese è un cane di taglia gigante (altezza al garrese 69-80 cm. per i maschi e
62- 75 per le femmine),con pelo liscio,striato e leggermente ondulato;
- il Maremmano è un cane di taglia media, con pelo riccioluto a bioccoli e molto lanoso.
Il Pischedda descrisse le differenze tra le due razze e si soffermò in particolare su una: la testa.
Affermò infatti che il Pastore abruzzese è un LUPOIDE, al contrario il pastore Maremmano un MOLOSSOIDE.
Tutto questo avveniva tra il 1950 e il 1953 anno in cui,CON LETTERA DELL'E.N.C.I. DEL 2 LUGLIO 1953, VENNE RICOSCIUTO IN DATA 12 GIUGNO1953 IL CIRCOLO DEL PASTORE MAREMMANO CON SEDE A BRESCIA.
Le prime riunioni di tale circolo avevano come tema centrale il NOME da dare a questa razza, di conseguenza il Circolo dichiarava che PASTORE MAREMMANO e PASTORE ABRUZZESE erano UN'UNICA RAZZA E NON DUE DIFFERENTI.Durante una seduta si giunse perfino a chiamarlo
"CANE DA PASTORE DELL'ITALIA CENTRALE".
A questo punto,per risolvere ogni controversia, il 13 ottobre 1953 l'E.N.C.I inviò una lettera ai soci allevatori per avvertirli che a Firenze alle ore 21 di sabato 7 novembre si sarebbe tenuta presso L'Hotel Baglioni una riunione per discutere dei seguenti ordini del giorno:
1) E' opportuno che i cani da Pastore MAREMMANO e ABRUZZESE continuino ad essere considerati, come ora avviene,facenti parte della medesima razza,sia pure divisi in due varietà differenti, oppure non è meglio ritenerli appartenenti a due razze diverse, ben definite da standard precisi,a ciascuna delle quali debbano essere attribbuiti i propri C.A.C./ C.A.C.I.B ?
2)Qualora si ritenesse opportuno dividere le due razze, quali devono essere le differenze basilari tra l'una e l'altra e quale il loro standard rispettivo?
3)E' possibile assicurare l'incremento, il miglioramento e la diffusione delle due razze attraverso un'unica società specializzata?
L'INGHIPPO
A tale incontro dovevano essere presenti tutte e due le fazioni dell'ABRUZZESE e del MAREMMANO.
Il rappresentante per la regione Abruzzo sarebbe dovuto essere il prof. G. PISCHEDDA al quale l'E.N.C.I. aveva affidato il compito di presenziare alla riunione di Firenze e di invitare a tale incontro piu' allevatori e amanti possibili della razza .L'Abruzzo pero' non fu rappresentato dal Pischedda. Egli si rifiuto' scottato dal fatto che il 21-22-23 marzo del 53 l'E.N.C.I inviò al suo posto all'Aquila il giudice Conte di Bresavola per un incontro con i soci DEL CIRCOLO DEL PASTORE ABRUZZESE (fondato nel '50 dallo stesso Pischedda). In quell' occasione Bresavola fece iscrivere al L.I.R (libro italiano riconosciuto) due stalloni (ATLAS 12 mesi, BARONE 12 mesi), una fattrice (ATALA detta UDINE di 3 anni) e sei giovani (ALGA,AMBRA,AGAR,AULO,ASSO,ALTO tutti provenienti da Roccabianca),facendoli cosi RICONOSCERE COME PASTORI ABRUZZESI.
Questo avvenimento venne scritto in un articolo di "Rassegna cinofila".
Verso la fine della Prima Guerra Mondiale le ville di Firenze e della Brianza furono invase da questi cani bianchi i quali prelevati dai pastori fecero la fortuna dei primi allevamenti nati nel centro-nord.
Uno dei primi fu "Del Calaf" di Ruggero Serrano a Fino Mornasco in quel di Como. Ve ne furono altri come quello del "Maremma" dei sig. Terruzzi (Brescia),del "Villa gioiosa" dei coniugi Bazzini Piella di Alessandria, e così via.
In questo modo i Toscani si impadronirono della razza ed allontanarono il cane dalla regione di origine, l'Abruzzo,prendendo parte alle più prestigiose manifestazioni cinofile dei tempi fregiandosi del fatto di essere stati i primi ad orientare la razza verso la cinofilia ufficiale facendola conoscere in tutto il mondo.
Con questo far bene ben presto il cane subì un danno PSICOMORFOFUNZIONALE DEVASTANTE in quanto fu sradicato dalle sue abitudini costituite da notti sui monti d'Abruzzo a bada della sua amata PECORA.
Il venir meno della transumanza quindi non fornì sangue rustico di ricambio per cui molti allevatori pensarono bene di incrociare il Pastore Abruzzese con cani di ceppi simili cioè KUVASZ,
MONTAGNE DEI PIRENEI,TATRA,ecc...
Di conseguenza negli anni '70-'80 la razza conobbe un declino storico totale:il cane perse la struttura possente,il dimorfismo tra maschio e femmina sparì, il pelo divenne scarso e spesso di colore rossiccio o con macchie ben delineate, le code divennero a ruota sul dorso (classica arrundera del Montagna dei Pirenei),il pigmento delle mucose scarso,femmine troppo pesanti (mascoline) e maschi troppo leggeri.
Praticamente la razza pura si era quasi estinta privilegiando sempre di più gli ESILI CANI DA RING. Visto questo degrado, negli anni '80 un pugno di amanti veri della razza iniziò a recuperare tutte quelle caratteristiche antiche che appartenevano al cane e di nuovo, COSA STRANA, questo gruppo era costituito da persone ABRUZZESI, molti nella Marsica e dell'Aquilano, gente che vive alle pendici di monti come il Gran Sasso,la Maiella,Velino Sirente, luoghi che hanno fatto da culla al cane Pastore abruzzese.
Un'animata partecipazione vi è stata anche da parte di allevatori della costa tanto amata dal D'ANNUNZIO:
"Settembre, andiamo. E' tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti."
Per un valido ritorno alle origini,il lavoro svolto è iniziato andando alla ricerca di sangue proveniente da genealogie antiche e originali,custodite dai pastori negli stazzi sui monti d'Abruzzo (stazzo:recinto temporaneo degli ovini durante il pascolo in montagna).Da questi insanguamenti si è risalito al VECCHIO , POTENTE E MAESTOSO PASTORE ABRUZZESE.
Dalla testa potente(richiamante quella dell'orso bianco) con forte ossatura, pelo bianco ricco di sottopelo, mucose scure, groppa alquanto avallata ed inserzione della coda bassa la quale,quando il cane è in eccitazione,viene portata fino a livello della linea dorsale senza curve ed arrotondamenti(tollerato un gancetto lieve finale);orecchie piccole ben inserite al di sopra dell'arcata zigomatica, occhio in posizione laterale di colore nocciola scuro,quasi nero.
Con certosina ricostruzione si è lavorato con attenzione SULLA TESTA e sull' ESPRESSIONE
(nella testa si identifica il tipo).
Non dobbiamo mai dimenticare che ci troviamo di fronte ad un cane che appartiene al gruppo dei LUPOIDI, MA CON UN INDICE CEFALICO POSTO AL LIMITE DELLE MISURE,
cioè con un I.C.T.(indice cefalico totale) che va da cm.51 a cm.52,5.
Ricordando che per indice cefalico si intende il RAPPORTO TRA LA LARGHEZZA E LA LUNGHEZZA DEL CAPO,dal quale si deduce l'appartenenza ai gruppi DOLICOCEFALI,MESOCEFALI,BRACHICEFALI.
FORMULA INDICE CEFALICO TOTALE
largheezza testa x 100
---------------------------
lunghezza testa
la larghezza si misura dal margine esterno di un arcata zigomatica all'altra
la lunghezza dall'apofisi occipitale esterna al margine-supero anteriore del
tartufo
Di consegueza avremo:
1) DOLICOCEFALIA: CON UN I.C.T. INFERIORE O UGUALE A 50
2) MESOCEFALIA : CON UN I.C.T DI VALORE 50
3) BRACHICEFALIA: CON UN I.C.T.DI VALORE SUPERIORE A 50
Solaro aggiunse un'altra misurazione e cioè la SUBDOLICOCEFALIA a indicare proprio quelle TESTE IL CUI VALORE DELL'I.C.T. ESPRIME UN VALORE DI POCO SUPERIORE A 50.
Un esempio ne è il nostro cane.
In questo modo salta subito all'occhio che ci sarebbe un ERRORE DI CLASSIFICAZIONE, in quanto il Pastore abruzzese per lo STANDARD è un DOLICOCEFALO però con una testa con I.C.T. che va da
51 a 52,5 cm.
QUINDI ATTENZIONE : è QUESTA MISURA CHE FA DI UN LUPOIDE UN ANELLO DI CONGIUNZIONE TRA DOLICOCEFALIA E BRACHICEFALIA PROPRIO PERCHE' LA MISURAZIONE ARRIVA COSI ALLA MASSIMA ESTENSIONE CREANDO LA FAMOSA POTENZA CRANIALE.
Oltre che della testa, nella selezione non ci siamo dimenticati della cosa più importante che è quella che per prima viene recitata dallo standard: " IL CANE PASTORE ABRUZZESE è DI GRANDE MOLE FORTEMENTE COSTITUITO, D'ASPETTO RUSTICO e al tempo stesso MAESTOSO ,DISTINTO E ROBUSTO,intelligente, docile ma feroce quando è a guardia..."
Da una dicitura di questo tipo si deve riflettere ed essere coscienti che il Pastore abruzzese DEVE AVERE UN'OSSATURA IMPORTANTE, POTENTE, guardandolo deve imporre potenza e timore ai suoi avversari.
Diversamente, con l'uomo sarà un animale rispettoso,ma difficilmente sottomesso,pronto ad instaurare un saldo rapporto,una specie di unione all'unisono per percorrere il tratto della vita con RISPETTO L'UNO DELL'ALTRO.
AMICO dei BIMBI ED ATTACCATO AI FAMILIARI, li pone nella scala gerarchica come suoi CAPI ma spesso è pronto a farsi rispettare allontanandosi come se volesse dire:
" Non mi rompere più di tanto!".
Comunque stiamo parlando di un cane che si può avere tranquillamente in casa (spazio permettendo) sia come guardiano che da compagnia.
IL MIO AUGURIO E' CHE QUESTA RAZZA VENGA RICOSCIUTA DAGLI ORGANI UFFICIALI CON IL SUO NOME DI ORIGINE ABRUZZESE, CHE SIA ANCHE INSIGNITA DI UN MARCHIO D.O.C. DA PARTE DELLA NOSTRA REGIONE E CHE IL CANE VENGA REINSERITO MASSIVAMENTE NEL SUO LUGO DI SELEZIONE NATURALE: LA PASTORIZIA.
Con questo scritto ho cercato di inserirvi in quello che è attualmente il mondo del cane
Pastore abruzzese e di descrivervi come esso sia arrivato nel terzo millennio integro in tutti i suoi aspetti originali.
Spero di essere stato adeguatamente esaustivo anche se un pochino lungo nella descrizione.
Per tastare con mano l'essenza del Pastore abruzzese invito tutti ad allevare questo meravigliso animale così da rendervi conto che ciò che ho scritto non è nemmeno la minima parte della gioia che vi darà la presenza in casa di un cane del genere.
FIERO DI ESSERE ABRUZZESE
Carlo Caniglia


